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TRE PROBLEMI DA RISOLVERE PER TROVARE ATLANTIDE

by admin
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Quello di Atlantide, è forse il più grande mistero irrisolto di tutti i tempi: la città perduta di Atlantide è realmente esistita? E se è effettivamente esistita, dove era situata prima della sua scomparsa? Fortunatamente, la storia di una civiltà che scomparve negli abissi del mare contiene una sorprendente quantità di dettagli realistici che potrebbero essere utilizzati per rispondere a queste domande. Purtroppo, non tutti questi indizi sono di uguale valore. Tre problemi spinosi, in particolare, devono essere affrontati per evitare di intraprendere una strada senza sbocco.

Problema numero uno:

Le informazioni che abbiamo su Atlantide provengono da Platone

Il filosofo ateniese Platone è stato il più grande pensatore della civiltà occidentale. E ‘stato anche la fonte originale della storia di Atlantide. E’ stato il primo ad aver narrato la storia di Atlantide. I racconti successivi traggono tutti origine dalla versione platonica.  Questo dato rappresenta un grande vantaggio per tutti coloro che sperano di trovare la città perduta. Se uno dei più brillanti pensatori di tutti i tempi ha scritto su Atlantide e ripetutamente descritto la sua storia originale, allora deve essere vero, giusto?
Non necessariamente. Una delle cose più interessanti circa il racconto di Platone è che appare nei suoi dialoghi. La storia è disponibile in due parti. La prima sezione si trova all’apertura del dialogo Timeo. Questo lavoro sembra essere stato scritto come una sorta di sequel della Repubblica, capolavoro di Platone che copre argomenti che vanno dal governo alla giustizia alla necessità di re-filosofi, e mille altri grandi concetti. Nel Timeo, Crizia è spronato a raccontare una storia che illustra lo Stato ideale in riferimento ad un discorso di Socrate, e comincia a raccontare la storia di come “l’isola di Atlantide” sia stata colpita da “terremoti e inondazioni” e “scomparsa nelle profondità del mare”.
La seconda parte della storia di Platone appare nel dialogo Crizia. E ‘qui che Platone inizia a fornirei dettagli realistici su Atlantide. Crizia fornisce la posizione di Atlantide-di fronte alle Colonne d’Ercole, di fronte alla terra ora conosciuta come Gades. Tra gli altri indizi, egli descrive anelli concentrici di terra e di acqua su cui è stata costruita la capitale di Atlantide; le pietre rosse e nere dell’isola; il suo lucido metallo  (chiamato oricalco) ed il tipo di prodotti coltivati ​​in un enorme pianura.

Mentre il racconto del diluvio universale (Noè, Gilgamesh, Deucalione) era comune nell’antichità, il suo contenuto non corrisponde da vicino alla storia di Atlantide.
Diversi tentativi sono stati fatti nel corso degli anni per decodificare la lingua di Atlantide, che Platone non descrive, o per la ricerca di luoghi antichi con nomi che suonano come “Atlantis”. Nel Timeo, Crizia dice che la storia originale proviene dall’Egitto, e che tutti i nomi erano stati cambiati durante la traduzione. Seguendo questa logica, il nome originale della civiltà perduta che Platone descrive avrebbe potuto essere tutto, tranne Atlantide.
Eventuali presunti nuovi dettagli emersi nei secoli dopo la morte di Platone, come ad esempio le affermazioni che gli Atlantidei conoscevano il nucleare o detenevano dirigibili sofisticati, devono essere respinti se un serio tentativo di risolvere il mistero deve essere fatto. Inoltre, Platone non cita mai le piramidi in relazione ad Atlantide.


Problema numero due:

Platone era un pitagorico

Secondo la settima lettera, un racconto biografico scritto da Platone o da qualcuno che lo conosceva, il filosofo lasciò Atene per diversi anni dopo che il suo mentore, Socrate, fu messo a morte. Viaggiò in tutto il Mediterraneo orientale, fermandosi per un lungo tempo a Taras in quelloache oggi è l’Italia meridionale. Questa città è stata guidata dallo statista e matematico Archita, che seguiva i principi stabiliti da Pitagora, meglio conosciuto per il suo teorema sul triangolo. L’influenza di Pitagora è evidente in tutta l’opera di Platone; Timeo, in particolare, cerca di trovare la logica matematica nel cosmo. Secondo una nota, sopra l’ingresso dell’Accademia, la scuola che Platone ha fondato ad Atene, “nessuno, solo i geometri possono entrare qui”.

Questo è un serio problema per chi cerca di determinare la posizione di Atlantis, se mai è esistita. Infatti, alcuni dei dettagli più concreti che Platone ofrre circa l’isola scomparsa sono rappresentati da numeri: le larghezze specifiche dei suoi anelli circolari di terra e d’acqua, la dimensione dei suoi templi, e ciò che sicuramente è il numero più frequentemente citato dai potenziali risolutori del mistero ovvero il fatto che novemila anni erano trascorsi dalla sua distruzione. Dal momento che questa data (che avrebbe ricondotto l’evento a circa il 9600 aC) coincide grosso modo con lo sciiglimento dei ghiacci nell’era glaciale, molti hanno ipotizzato che l’aumento del livello del mare abbia inabissato Atlantide.

I pitagorici, però, non utilizzavano i numeri come noi, per significare quantità. Per loro, i numeri avevano un significato tanto reale che metaforico; la numerologia può essere fatta risalire a Pitagora. Vedevano i numeri come un ibrido di fisica e religione, una possibile porta per svelare i segreti dell’universo.

Se Platone usava i numeri in modo pitagorico, ciò potrebbe contribuire a spiegare alcune delle sue descrizioni più stravaganti, come ad esempio una forza militare di più di un milione di persone ed un enorme canale che avrebbe richiesto scavi molte volte superiori a quelli necessari per creare il canale di Panama.


Problema numero tre:

Platone era un filosofo, non uno storico

Nonostante le ripetute assicurazioni di Platone sulla realtà della storia di Atlantide laddove Crizia afferma che “ogni parola su di essa è vera,” non possiamo leggere il suo lavoro in modo letterale; tale lettura fondamentalista richiederebbe, per cominciare, la volontà di credere che Atlantide stessa sia stata creato dal dio del mare Poseidone.

La storia scritta era una branca relativamente nuova nel periodo di Platone. Erodoto aveva avviato questa disciplina in Grecia un secolo prima e Platone era in contraddizione con essa. Fino a quel momento, gli eventi storici, come la distruzione di una civiltà da calamità naturali, venivano amandati oralmente come miti (al pari dell’Iliade di Omero). In un dialogo di Platone (il Fedro), Socrate scredita la scrittura come inferiore alla memoria perché non può essere sondata con il ragionamento e così afferma”la forma della saggezza, non è la vera saggezza.”

Troppo spesso, chiunque cerchi di dimostrare l’esistenza di Atlantide, predilige la prova che si adatta alla sua ipotesi e rifiuta tutto ciò che la contraddice. Ma le opere di Platonesono state scritte non per un pubblico moderno ma per i suoi studenti di filosofia presso l’Accademia. La storia di Atlantide non può semplicemente essere presa per oro colato, ma deve essere interpretata.

Sono questi tre problemi insormontabili? Forse no. Se il racconto di Atlantide è davvero una mappa del tesoro, deve prima essere decodificata.

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