La Sicilia è ricca di storie di licantropia e vampirismo descritte dalla letteratura e dalle tradizioni popolari. Emblematico il caso del barone Federigo Bosconero, che Wolfgang Goethe incontrò a Palermo verso la fine del 1700, durante la redazione del Faust ed il romanzo “Un Vampiro” di Luigi Capuana.
Neppure la città di Catania si sottrae a storie di vampirismo e di lupunari (lupi mannari). Un caso eclatante di licantropia venne riportato dal quotidiano “La Sicilia” nel 1973 quando, nel quartiere Consolazione, fu notata la presenza di un uomo che, nelle notti di luna piena, ululava per le strade impaurendo i passanti. Di licantropi e vampiri si occupò anche lo scrittore e medico Giuseppe Pitrè.
Una incredibile vicenda riguarda la storia di Andrea, soprannominato il Vampiro di Cibali, raccontata da Francesco Salvatore Muscio in “Misteria Licantropa e Vampirismo nella Sicilia del 1800“, testo di cui esistono pochissime copie conservate nella Biblioteca Civica di Catania. L’autore racconta che, verso la fine del 1800, il quartiere Cibali fu sconvolto da strani eventi. Due giovani donne morirono misteriosamente a causa di inspiegabili crisi anemiche ed una terza sparì senza lasciare tracce. Si appurò che tutte e tre le vittime, di umilissime origini, avevano conosciuto un affascinante e colto giovane, tale Andrea che, dopo questi tragici fatti non lasciò più notizie di sè. La comunità del rione individuò in Andrea un vampiro, sopratutto dopo che sul collo delle due ragazze vennero individuati segni attribuibili a morsi da dentatura umana.
La figura di Andrea riappare su “Cronache Catanesi“, in un articolo del 1941 in cui si fa riferimento ai racconti ed alle leggende metropolitane della città di Catania.
Dopo questo momento, la storia di Andrea, il Vampiro di Cibali, sarebbe definitivamente caduta nel dimenticatoio se, a riportarla in vita, non fosse intervenuta la testimonianza di Valeria F.., la quale, in una intervista resa al Gazzettino del Mistero, ha reso inquietanti dichiarazioni. Queste le sue parole: “Nel 1990 studiavo storia e filosofia a Catania. Condividevo un appartamento con altri studenti e colleghi con i quali eravamo soliti uscire nel fine settimana. Un sabato sera ci recammo in un piccolo pub nel quartiere di Cibali, dove ordinammo dei panini e delle bevande. Un ragazzo si avvicinò al nostro tavolo per chiedere se avevamo da accendere e cominciammo a discutere. Disse di chiamarsi Andrea e di essere da pochi giorni rientrato dall’Inghilterra dove aveva lavorato presso un ristorante. Era alto, gentile e di bell’aspetto. Sulla mano sinistra portava un vistoso anello argentato raffigurante un’aquila. La discussione cadde sulla storia di Catania, che in quel periodo stavo studiando e lui disse di poterci riferire particolari interessanti. Disse che la via dove ci trovavamo, nel 1800 era completamente diversa. Vi si trovava una fila di due lampioni ad olio che venivano accesi nelle ore notturne e spenti al mattino e che, dove si trova l’attuale stadio, vi era un campo adibito alla coltivazione del grano utilizzato dagli abitanti della zona. Ci raccontò che il pub dove stavamo parlando era stato prima una stalla, poi adibita a frantonio nei primi anni del ‘900. Dimostrava una conoscenza incredibile di quei luoghi nel passato e quando gli chiesi come faceva a sapere tutte queste cose, rispose che le aveva apprese dal nonno paterno. I miei amici dovevano rientrare a casa ma io decisi di restare a chiacchierare ancora con Andrea, trovandolo molto interessante. Alla fine accettai che mi accompagnasse a casa a piedi (abitavo vicino, nei pressi della Via Roccaromana). Durante il tragitto, mi raccontò, con incredibile dovizia di particolari, la conformazione antica delle vie che attraversavamo. Un particolare che mi colpì molto fu quando mi spiegò che alla fine del 1600 nell’attuale P.zza Santa Maria Di Gesù sorgeva un grande lago, circondato da bellissime ville, dove il giorno di domenica si tenevano delle vere e proprie battaglie navali e che in quelle vie passava un piccolo fiume, che gli abitanti utilizzavano per raccogliere acqua potabile o destinata alla irrigazione dei terreni. Tutto venne ricoperto dalla lava. Giunta a casa, ci soffermammo sul portone d’ingresso. Fu lì che, dopo un attimo d’imbarazzo, Andrea provò a baciarmi appoggiando le labbra sul mio collo. Sentì una stretta molto forte ed ebbi paura. Proprio in quel momento passava per strada una coppia di giovani ed io ebbi il coraggio di tirarmi subito indietro ed aprire il portone, richiudendolo. Dopo qualche secondo, pensai di essere stata eccessiva ed avere avuto paura senza motivo. Riaprì il portone, ma di Andrea non era rimasta traccia. La storia non finisce quì. Il fatto più strano è accaduto trentanni dopo, nel 2010. Adesso sono una donna sposata e con due figli. Nell’Aprile del 2010, di sera, mi ero recata in macchina con i bambini per acquistare due pizze d’asporto in un noto ristorante-pizzeria in Via Cifali, vicino al pub che frequentavo 30 anni prima. Lasciai i bambini in auto e ritirai le pizze. Mentre stavo per uscire, notai la presenza di un ragazzo che stava entrando. Mi venne il fiato in gola. Aveva le stesse fattezze di Andrea. D’istinto lo chiamai per nome “Ma tu sei Andrea, ti chiami Andrea”?. Mi guardò con uno sguardo ironico e disse “No, Signora, mi spiace, non sono Andrea”. Sembrava una somiglianza incredibile, anche nella voce. Non solo. Rimasi esterefatta e senza parole quando notai che sulla mano sinistra portava lo stesso anello che avevo notato 30 anni prima. Sistemai le pizze in macchina e dissi ai bambini di aspettarmi due minuti. Rientrai incuriosita nel locale, ma Andrea era letteralmente scomparso. Ancora oggi continuo a pensare a questa storia e non ho dubbi. La persona che ho incontrato nel 2010 era proprio Andrea. Era identico a come lo avevo conosciuto 30 anni prima e non era invecchiato di un giorno”.
La storia di Andrea, il Vampiro di Cibali, continua ad essere una delle più intriganti leggende metropolitane sul vampirismo catanese e, secondo alcuni studiosi, presenta elementi di somiglianza con la figura del Conte Di Saint Germain, misterioso personaggio dell’Europa del 1700 che affermava di essere immortale e da tutti ritenuto alchimista, musicista, scrittore e vampiro. Potrebbe trattarsi proprio della stessa persona.