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Episodio paranormale a Catania, durante la seconda guerra mondiale

by admin
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L’episodio che stiamo per raccontarvi può essere correlato al paranormale ed ai “fenomeni paranormali”. In realtà è molto di più e molto meno di un fenomeno paranormale. Si tratta, più semplicemente, dell’esperienza di un fatto, in sè non razionalmente spiegabile, appreso in ambito familiare, da persone su cui non può neppure essere avanzato il più lontano sospetto di mendacio.

Certo, può anche essere probabile che alcuni contorni della vicenda non siano esatti o “storici” per come sono riferiti. Ma chi scrive è altrettanto certo della veridicità dell’essenza del racconto, confermato da altri familiari insospettabili e degnamente amati. Lo scenario è Catania e la vicenda riguarda un episodio paranormale

Catania_Guerra

Il Duomo di Catania

Siamo nel 1943Catania si trovava sotto i bombardamenti degli alleati e la “morsa” tedesca.

Le strade sono desolate. Vividi lampi del cielo ed il fragore delle indistinte esplosioni (che distruggono strutture pubbliche e case) impongono agli abitanti di rifugiarsi in luoghi sicuri, al riparo dai bombardamenti, i cui sviluppi sono incerti e temibilissimi. I bombardamenti (vedi foto a sinistra) intaccano anche la splendida Piazza del Duomo di Catania.

Filippo Iacona, allora appena venticinquenne, per sfuggire al pericolo, trova rifugio in un piccolo rustico alla periferia di Catania. Quì stazionò per circa una settimana, con i pochi viveri che aveva a disposizione, nell’impossibilità di comunicare con l’esterno e, sopratutto,  con i propri familiari. Negli anni ’40, i telefoni erano un lusso che pochissime persone potevano permettersi ed i telegrafi erano irraggiungibili od intasati dalle emergenze belliche.

Insomma, non vi era alcuna possibilità di comunicare tra Catania ed Agira (comune, in provincia di Enna, di cui era originario) sopratutto per chi, come lui, non aveva risorse economiche o sufficienti mezzi a disposizione.

Tuttavia, alla fine della settimana, nel giorno di Sabato, accadde qualcosa di inspiegabile ma tremendamente bello.

Filippo sente bussare alla porta (le tipiche e massicce porte di legno che caratterizzavano le abitazioni negli anni ’40).

In un primo momento, impaurito, evita di rispondere, perchè non sà e non immagina chi possa bussare a quella porta.

Potrebbe trattarsi di un soldato tedesco in cerca di partigiani o di un militare dell’alleanza oppure di qualche balordo in cerca di viveri o di un sicuro ricovero.

Anche perchè, nessuno conosce il posto in cui si trova nè, allo stesso modo, egli stesso è a conoscenza della situazione e del luogo in cui si trovano i suoi familiari.

In quel particolare periodo storico, tutto era possibile e non era agevole prevedere gli sviluppi di un conflitto dall’esito incerto che aveva investito l’Europa,  l’Italia intera e minava numerose zone dell’isola siciliana.

Dopo numerosi tocchi, seguiti da un silenzio quasi inevitabile, dall’esterno una voce vigile ma forte sussurra “Filippo, sono zio Antonio, apri…”.

Filippo è subito rassicurato nell’udire quella voce insperata e visceralmente familiare. Zio Antonio è il fratello di suo padre (da poco deceduto) e scandisce le parole con la inconfondibile cadenza che contraddistingueva la sua voce.

Zio Filippo apre la porta ed abbraccia lo zio in un gesto stupito e liberatorio. Ma, immediatamente dice “Come hai fatto a trovarmi. Come facevi a sapere che mi trovavo quì…”?.

Antonio spiega al nipote che due giorni prima aveva sognato il padre Giuseppe Iacona (deceduto 2 anni prima), il quale aveva riferito che il figlio (Filippo) si trovava nascosto in quel luogo (indicando dettagliatamente località ed indirizzo) invitando Antonio a recarsi a Catania per portargli vestiti, acqua e viveri, in quanto si trovava in una situazione disperata, ai limiti della sopravvivenza ed era impossibilitato a comunicare con i parenti.

Quando Filippo udì quelle parole e quella spiegazione, ebbe un immenso conforto perchè, così come era accaduto in altre circostanze, rafforzò la certezza che lo spirito guida del padre continuava ad accudirlo e proteggerlo.

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