In Inghilterra, nella contea di Leicestershire e precisamente nella città di Leincester, nel lontano agosto del milleottocentoottantadue Joseph Rockley Merrick e Mary Jane Potterton misero al mondo il piccolo Joseph Carey Merrick. Il bimbo purtroppo, man mano che cresceva mostrava segni di strane deformità in varie parti del suo corpo: gonfiori sulle labbra, irregolarità sulla lunghezza delle due rispettive braccia, ingrossamento dei piedi e segni di rugosità e pelle ispessita talmente che, per tali malformazioni, gli fu attribuito l’appellativo di “uomo elefante”. Ironia della sorte, a causa di una brutta caduta fatta in tenera età, si aggiunse anche una spaventosa andatura claudicante e permanente dovuta ad un’infezione non curata ,sopraggiunta in seguito ad una frattura alla anca sinistra, che non essendo stata curata , gli provocò infezione e quindi uno zoppicamento permanente.
Questo strano ” uomo” destò tantissima curiosità e in molti, professionisti, medici, riviste mediche , alla ricerca di una eventuale patologia, ne descrissero il caso rilevandone molte congetture sull’evoluzione e la manifestazione di questa sindrome. Dapprima si parlò di malattia genetica ereditaria( neurofibromatosi di tipo 1 ), successivamente invece questo suo stato morboso fu chiamato sindrome di Proteo, anche se in Gran Bretagna ,all’epoca, era comune l’idea che le deformità di un nascituro potessero essere attribuite ad emotività piuttosto forti e sconvolgenti provate durante la gravidanza (infatti i familiari e anche la mamma Mary Jane Potterton era convinta di essersi spaventata quando era in attesa per aver visto un grosso elefante). Tornando al piccolo Joseph , la sua infanzia fu travagliata . Quando aveva 11 anni, rimasto orfano di madre, fu costretto a vivere con il padre, Rockley, il quale, risposatosi, fu costretto a cacciare il figlio di casa perchè la sua nuova compagna , padrona della casa e con figli propri, non gradiva la presenza del ragazzo deforme e con le parole “prendi una decisione: o Joseph, o me” , messo di fronte ad un amletico dilemma, abbracciò la drastica decisione .
E così, il povero Giuseppe passò dalla casa paterna alla strada, dove drammaticamente venne beffeggiato, insultato,deriso , additato e soggiogato da sorrisetti beffardi di altri bambini. Inoltre si trovò costretto, in un primo momento, ad accettare qualunque lavoro saltuario per sopravvivere ( per sopravvivere vendeva lucido da scarpe). In seguito l’unica possibilità rimastagli , supportata dalla sua deformità, era essere un “freak da barraccone” ed esibirsi, per guadagnare, come facevano le persone che erano nate o che avevano deformità fisiche.. Ma durò ben poco a causa della riconosciuta illeggittimità ( 1886) dei freak show da parte dell’Inghilterra; si aggiunsero anche le umiliazioni,i maltrattamenti su altri posti di lavoro simili ( in Belgio si svolgevano le stesse esibizioni da circo.) Sconsolato ed afflitto, ritornato nella sua patria, fortemente ammalato ebbe la fortuna di conoscere nella stazione di Londra un medico chirurgo, il dottor Frederick Treves , il quale lo fece ricoverare presso l’ospedale in cui lavorava ed ivi rimase a lungo (fino alla sua morte) , e per un po’ riacquistò la serenità perduta . Aveva soltanto 27 anni quando nel 1890 morì per soffocamento.