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TIRESIA, INDOVINO ACCECATO DAGLI DEI E BENEDETTO DA UNA SECONDA VISTA

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Tiresia, accecato dagli dei e benedetto da una seconda vista

Secondo la mitologia greca, Tiresia, il cieco profeta di Apollo, era noto non tanto per la sua chiaroveggenza quanto per essere stato trasformato in una donna per sette anni. Fu presente a Tebe per sette generazioni – iniziando come consigliere di Cadmo, fondatore e primo re di Tebe, fino al tragico svolgimento degli eventi che coinvolsero l’eroe divino Re Laio e suo figlio Edipo. Tiresia morì poco dopo la spedizione dei Sette contro Tebe, in cui Polinice, figlio di Edipo, e sei alleati attaccarono Tebe perché suo fratello, Eteocle, rifiutò di rinunciare al trono. Plinio il Vecchio attribuisce persino a Tiresia la nascita di Augusto ed il suo impero.
Presentato in alcune raffigurazioni come uomo ed in altre come donna, alternativamente vedente e cieco. Tiresia si presenta come una figura di transizione complessa, che media tra l’umanità e gli dei, maschio e femmina, cieco e vedente, presente e futuro, in questo mondo e nel mondo sotterraneo. I metodi di profezia di Tiresia variavano. Avrebbe ricevuto delle visioni o si sarebbe basato sulla comprensione del linguaggio degli uccelli ed avrebbe potuto divinare il futuro dalle indicazioni nel fuoco. Tuttavia, Tiresia faceva più affidamento sulla sua capacità di comunicare con i morti, a volte persino minacciandoli quando erano in ritardo per assisterlo.
Quando Tiresia era un giovane uomo, incontrò due serpenti che si accoppiarono sul monte Cyllene. Colpì i serpenti e li uccise. La dea Era lo punì per questa azione e lo trasformò in una donna. Nei suoi sette anni da donna, Tiresia servì come sacerdotessa per Hera. Adattandosi ad un nuovo genere. Tiresia si sposò e ebbe figli

Durante la guerra degli Epigoni, Tiresia fuggì da Tebe.  Stanco ed esausto, trovò riposo presso la fonte Telfussa, dalla quale bevve dell’acqua gelata. Morì poco dopo, probabilmente in conseguenza di una congestione. Secondo un’altra versione, Tiresia sarebbe morto di stenti, dopo essere stato imprigionato ed inviato a Delfi insieme alla figlia.

Anche l’Odissea fa riferimento a Tiresia. Omero narra che Ulisse consultò lo spirito di Tiresia affinché gli indicasse la strada del ritorno per Itaca. Di Tiresia parlano anche Stazio ed Ovidio.

Ulteriore riferimento è contenuto nella Divina Commedia e Dante lo cita unitamente ad Anfiarao, suo rivale in divinazione, nella guerra di Tebe, collocandolo nell’Inferno, nella quarta bolgia e nell’ottavo cerchio dei fraudolenti. Dante non fa accenno alle sue arti divinatorie ma al solo prodigio del cambio di sesso dovuto all’aver ucciso i due serpenti.

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