Le esperienze di premorte (NDE) sono costituite dal misterioso fenomeno riscontrato in soggetti colpiti da arresto cardiaco e conseguente inattività celebrale.
Molti pazienti, dopo essere stati rianimati, successivamente alla cessazione delle attività vitali, raccontano di avere vissuto una esperienza unica e realistica, caratterizzata dall’incontro con parenti defunti, da un tunnel luminoso, da OBE (ovvero esperienze fuori da corpo) durante la quale sono in grado di osservare il proprio corpo dall’alto, quel che accade in sala operatoria durante la rianimazione, descrivendo una condizione di serenità e di pace.
Alcuni scienziati (Raymond Moody, Sam Parnia, Pim Van Lommel) hanno e stanno continuando a studiare profondamente il fenomeno, spesso giungendo alla conclusione della non località della coscienza ovvero di una coscienza individuale che esiste in forma autonoma e che non può essere localizzata in una specifica parte del nostro corpo. Il presupposto scientifico di siffatti studi si è sempre basato sul riscontro che, dopo l’arresto cardiaco, in ragione della derivata ipossia, il cervello umano non è più in grado di espletare funzioni organizzate e cessa la sua attività.
Tuttavia, un recentissimo studio, condotto dalla Nyu Grossman School of Medicin, ha scoperto la presenza di picchi di attività celebrale anche dopo la morte clinica di un paziente, sovrapponibili a quelli della fase cosciente.
Lo studio (effettuato tra il 2017 ed il 2020) ha coinvolto 567 pazienti in condizioni critiche, colpiti da arresto cardiaco durante la degenza in ospedale e sottoposti a procedura rianimatoria.
Meno del 10% dei pazienti è rimasto in vita. Alcuni dei sopravvissuti hanno riferito di avere provato esperienze lucide, quali la separazione dal proprio corpo, l’osservazione di quel che accadeva in sala operatoria, la percezione di suoni e discorsi del personale medico, la visione delle tappe e degli eventi fondamentali della propria vita, l’incontro con parenti e persone defunte. I ricercatori sono concordi nel ritenere che tali esperienze siano del tutto diverse da allucinazioni, sogni o semplice coscienza indotta dalla rianimazione. Tuttavia, rispetto alle conoscenze pregresse, è stata rilevata la presenza di attività celebrale, onde gamma, delta, alpha e beta anche a distanza di un’ora dalla rianimazione.
Alcune di queste onde cerebrali sono tipiche nei pazienti coscienti e sono connesse al pensiero, al recupero della memoria e, più in generale, alla percezione cosciente.
Altro studio, pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience ha registrato la presenza di onde cerebrali in un uomo di 87 anni, colpito da edema celebrale e successivamente morto d’infarto, scoprendo che il cervello, anche dopo che il cuore aveva cessato di battere, ha continuato a svolgere la sua attività fino a trenta secondi dopo la morte, con un aumento delle oscillazioni gamma, notoriamente correlate alla memoria, alla meditazione ed al sogno.
Si tratta di dati suscettibili di diverse valutazioni. Nell’ultimo caso riportato, ad esempio, l’incremento di oscillazioni gamma o la iperattività celebrale potrebbero essere la conseguenza della situazione edematosa, del distress neuronale, dai farmaci somministrati al paziente, degli interventi espletati, a livello neurologico, dal personale medico.
Tuttavia, quel che emerge, è la possibilità che le c.d. esperienze di premorte possano, nella loro unicità, essere connesse alla presenza di funzioni celebrali tipiche dello stato cosciente che si manifestano nella fase immediatamente precedente e successiva alla cessazione dello stato vitale. Ciò dimostrerebbe la presenza di una coscienza localizzata nell’assetto neuronale di ciascun individuo.
Gli studi fino ad ora svolti non sono esaustivi. La prova scientifica di una coscienza non locale ovvero di una coscienza separata dal corpo può essere data solo dalla descrizione sperimentale dell’OBE, il che può verificarsi solo nell’ipotesi in cui un paziente rianimato sarà in grado di descrivere visivamente fatti, oggetti, persone ed eventi, scisse dalla stato uditivo, che solo una coscienza distaccata dal corpo è in grado di esprimere.