Il delitto di Christa Wanninger
Christa Wanninger. Un delitto irrisolto.
E’ un tepido giorno di primavera. E’ il 2 Maggio del 1963. Roma è immersa nelle suggestive atmosfere mondane descritte nella Dolce Vita di Federico Fellini. Sono le prime ore del pomeriggio, circa le 14.30.
Ci troviamo in Via Emilia, al civico 81. Una donna urla, nel silenzio e la quiete di quel tranquillo ed assonnato pomeriggio romano. La portinaia dello stabile di Via Emilia, udendo quelle urla forti e strazianti, si precipita fuori. Crede che qualcuno sia caduto o ad una lite per strada. Ma, quando apre il portone dello stabile, vede una giovane donna riversa a terra, immersa in un lago di sangue. Sembra una donna abbastanza giovane e molto bella. La ragazza sembra ancora viva, respira ancora. Sopraggiungono altri vicini ed, infine, anche cronisti, giornalisti e poliziotti. La donna muore pochi minuti dopo. E’ stata accoltellata con due colpi inferti al cuore ed al fegato. Le forze dell’ordine, nell’immediatezza, cercano di identificare la vittima. La portinaia ricorda di avere già visto la povera donna, si chiama Christa e talvolta veniva in Via Emilia per far visita ad una sua amica, Gelda Hoddapp, che viveva nello stabile. La polizia bussa immediatamente alla porta di Gelda, ma nessuno risponde. Che anche Gelda sia stata uccisa?
I poliziotti insistono, continuano a suonare il campanello quando, finalmente, la porta si apre. Si trovano dinanzi una avvenente ragazza, visibilmente dormiente, attonita ed assonnata.
Quando le viene spiegato che la sua amica Christa è morta, Gelda non ha alcuna reazione e, quasi, non sembra stupita. E’ solo infastidita per essere stata bruscamente svegliata.
Gelda Hoddap viene sottoposta ad un duro interrogatorio. Riferisce che la vittima è Christa Wanninger, una ragazza tedesca di 22 anni che proveniva da Monaco Di Baviera, dove lavorava come segretaria per una casa di produzione cinematografica, modella ed interprete. Quella mattina, Christa Wanninger aveva telefonato a Gelda dicendole che sarebbe passata a salutarla nel pomeriggio. Dopo la telefonata, Gelda andò a letto riposare. Gli inquirenti sono subito insospettiti dall’atteggiamento della Hoddap, che non mostra alcun segno di emozione ed appare, a tratti, reticente, come se volesse proteggere qualcuno. Per questa ragione, Gelda Hoddap sarà tenuta in stato di fermo per due mesi.
Nei successivi interrogatori, Gelda dichiara che Christa Wanninger aveva una turbolenta relazione con un ragazzo italiano, con cui litigava spessissimo a causa della sua gelosia. L’uomo si chiama Angelo Galassi. Quando la polizia lo rintraccia, comunicandogli l’accaduto, il giovane appare estremamente scosso, disperato e mostra un atteggiamento pienamente collaborativo.
Angelo Galassi dichiara che, nel momento del delitto, stava rientrando a casa, in Via Panama (vicino al luogo del delitto), dopo essersi recato a svolgere una commissione. Riferisce che, transitando da Via Emilia, aveva notato confusione e gli venne riferito che era stata uccisa una turista americana.
Galassi sembra sinceramente addolorato e dimesso, anche quando confessa che il rapporto tra lui e Christa non era per nulla sereno ma contraddistinto da frequenti litigi. Angelo aveva conosciuto Christa pochi mesi prima, in un caffè di Via Veneto. Christa era una ragazza bella ed intelligente, che non amava i legami stretti, era incline a frequentare molti amici ed a divertirsi trascorrendo serate spensierate e leggere. Questo scatenava la gelosia di Galassi e frequenti liti che finivano sempre con una riconciliazione. Il giorno precedente il delitto, i due fidanzati avevano avuto l’ennesima discussione e si erano come sempre riconciliati.
Gli inquirenti, dopo una complessiva valutazione degli elementi offerti, giungono alla conclusione che Galassi non possa essere l’assassino. La pista dell’omicidio passionale viene abbandonata e la polizia svolge ulteriori indagini sul luogo del delitto, individuando ed interrogando i condomini dello stabile ed i testimoni sopraggiunti sul posto.
Alcuni testimoni riferiscono di aver notato un uomo scendere dal pianerottolo del civico 81. E’ descritto come un uomo sui 40 anni, alto, magro elegante e vestito di blu. L’anonimo individuo, scendendo le scale ed a domanda dei curiosi, avrebbe risposto che al quarto piano “c’è una ragazza che strilla“. L’uomo, inoltre, avrebbe mantenuto la calma anche nel momento in cui, immediatamente dopo l’omicidio, tutti erano preoccupati, allarmati e concitati.
Potrebbe essere l’assassino? I primi elementi sembrano andare in questa direzione. Nessuno ha visto salire l’uomo al quarto piano. Neppure la portinaia, interrogata, ricorda di averlo visto salire.
Il suo volto e la sua identità restano ignoti. Gli inquirenti setacciano l’agenda e gli effetti personali di Christa Wanninger, alla ricerca di un nome, un indizio, uno spunto investigativo che possa essere utile alla prosecuzione delle indagini.
Tuttavia, non emerge nulla di illuminate, mentre Gelda Hoddap (rinchiusa nel carcere di Rebibbia) continua ad essere reticente ed a tacere quel che sa sulla vicenda. Fino a quando, trascorsi due mesi, sarà definitivamente rilasciata.
Il delitto di Christa Wanninger sembra inestricabile ed irrisolvibile.
Quando ormai la vicenda è avvolta da un mesto silenzio, all’improvviso una svolta.
Il quotidiano Momento Sera riceve la telefonata di un anonimo individuo che richiede cinque milioni di lire per raccontare tutta la verità sull’assassinio di Christa Wanninger. L’interlocutore afferma che l’omicida della Wanninger è il fratello, che l’avrebbe uccisa in preda ad un raptus.
Con un abile mossa, il giornalista riesce a trattenere al telefono l’anonimo mentre la redazione del giornale avverte i carabinieri che riescono a rintracciare, con estremo tempismo, la cabina da cui proveniva la telefonata. L’anonimo individuo viene arrestato. Ha un volto ed un nome. Si chiama Guido Pierri. E’ un giovane pittore che vive a Roma e si mantiene insegnando. L’abitazione di Pierri viene perquisita. Al suo interno vengono trovati quadri che ritraggono donne sofferenti e trafitte ed alcuni appunti che fanno riferimento al delitto di Christa Wanninger.
Ma vi è di più. Guido Pierri corrisponde perfettamente all’identikit dell’uomo che era stato notato scendere le scale dello stabile di Via Emilia nell’immediatezza del delitto. L’uomo dal vestito blu ha adesso un nome. Guido Pierri, infine, è solito portate con sè un coltellino e possiede pure un abito blu.
Pierri viene interrogato a lungo. Racconta che aveva raccolto alcuni appunti perchè intendeva scrivere un romanzo sulla vicenda di Christa Wanninger. Infine, effettuò quella telefonata nel tentativo di ottenere un pò di soldi dalla redazione del giornale.
Guido Pierri verrà accusato di tentata estorsione ma, per il resto, non sussistevano sufficienti elementi per sostenere l’ipotesi dell’omicidio.
Sul delitto di Christa Wanninger cala nuovamente il sipario.
Fino a quando, nel 1974, Renzo Mambrini (ex maresciallo dei carabinieri) pubblica un libro sulla vicenda, con l’intento di fare chiarezza e fornire spunti determinanti per la riapertura del caso.
Tuttavia, Mambrini morirà improvvisamente in uno strano incidente automobilistico.
L’inchiesta verrà comunque riaperta e condurrà all’arresto di Guido Pierri.
Il processo di concluderà nel 1988 con la condanna di Pierri che non verrà ritenuto imputabile perchè incapace di intendere e di volere all’epoca del delitto.
E’ una sentenza che fà discutere ed il cui fine, probabilmente, fù di chiudere salomonicamente una vicenda sociale e giudiziaria che non poteva avere altri risvolti.
Il delitto di Christa Wanninger potrebbe essere ancora oggi senza un colpevole.