IL GIALLO DEI CIOCCOLATTINI AVVELENATI
Il giallo dei cioccolattini. Il 15 Agosto del 1967, Giuseppina Verceri decide di far visita all’amica Ivana Scabini. Morirà improvvisamente dopo aver mangiato un cioccolattino.
A distanza di poco tempo, la stessa sorte tocca alla zia di Ivana, Mariuccia Perduca che entrerà in coma, anch’ella dopo aver mangiato un cioccolattino e ne uscirà circa 20 giorni dopo.
Giuseppina Verceri è la quarta vittima deceduta misteriosamente tra le persone che frequentavano il casolare della famiglia Scabini, sito a Montù Beccaria, un piccolo paese in provincia di Pavia.
Gli esami clinici esperiti appurarono che tutte le vittime erano decedute per avvelenamento, in conseguenza dell’assunzione di massicce dosi di parathion, un veleno generalmente utilizzato in agricoltura. Le indagini si concentrarono sulla strana figura di Alberto Scabini, accusato di avere introdotto il veleno negli cioccolattini, con l’intento di liberarsi dei familiari ed acquisirne eredità e poderi. Con questo sistema, avrebbe ucciso il fratello Giuseppe Scabini, la nipotina Milena Scovenna (di appena 4 anni), la madre Anna Vercesi e Giuseppina Vercesi.
Insieme ad Alberto Scabini venne arrestata anche la cognata Linda Quaroni, moglie di Giuseppe Scabini, che venne scarcerata dopo pochi giorni per l’assoluta assenza di elementi a suo carico.
Alberto Scabini venne sottoposto a 17 mesi di carcere preventivo e dopo esser stato processato venne assolto per insufficienza di prove il 26/3/1969. Riacquistata la libertà, venne trovato morto il 27/2/1970, anche lui per avvelenamento da parathion.
La sua morte venne etichettata ed archiviata come suicidio ovvero come una tacita ammissione di colpevolezza, dovuta al rimorso od alla incapacità di affrontare il processo in appello.
Tuttavia, residua anche il fondato dubbio che Alberto Scabini sia stato l’ultima vittima del killer dei cioccolattini.