Milena Quaglini, meglio nota alle cronache come “La vedova nera del pavese”, è stata una serial killer italiana, attiva negli anni novanta ed accusata dell’assassinio di tre uomini che avevano tentato di stuprarla.
Milena Quaglini era nata a Mezzanino (provincia di Pavia) nel 1957. Dopo aver compiuto la maggiore età, abbandonò la famiglia di origine, svolgendo saltuari lavori. Ancora in giovanissima età si sposò ed ebbe un figlio. Il marito morì a causa di complicanze del diabete e Milena iniziò ad abusare di alcolici, svolgendo male il ruolo di ragazza madre. Conobbe Mario Fogli, un camionista alcol dipendente, con cui convolò in seconde nozze cercando di ricostruirsi una vita. Da lui ebbe due figli. Anche questo rapporto naufragò e la Quaglini si trasferì in Veneto, ospitata dalla sua seconda figlia.
Il primo omicidio. Giusto Dalla Pozza
Durante la permanenza ad Este trovò lavoro come badante presso un anziano uomo, Giusto Dalla Pozza il quale le prestò dei soldi ed iniziò a ricattarla chiedendole dei favori sessuali. Nel corso di una discussione animata, l’uomo cercò di violentarla e la Quaglini lo colpì in testa usando una lampada, causandone la morte dopo 10 giorni di ricovero. Tuttavia, la donna verrà accusata di questo omicidio solo molti anni dopo, a seguito della sua confessione. La morte dell’anziano, inizialmente, venne attribuita ad una caduta accidentale.
Il secondo omicidio. Mario Fogli
Dopo alcuni anni, priva di lavoro, dal Veneto si ritrasferì in Lombardia, cercando di ricucire i rapporti con Fogli. L’esito fu traumatico e disastroso. La donna riprese a bere e l’ex marito era divenuto un uomo violento. Nell’Agosto del 1988, dopo una violenta lite, Milena Quaglini decise di uccidere Mario Fogli. Dopo cena, mise a letto le due figlie. Mentre il marito dormiva gli legò una corda al collo per intimorirlo. Fogli cercò di reagire e la Quaglini lo colpì alla testa con un portagioie per poi strangolarlo. Coprì il corpo con alcune coperte intrise di sangue, lo avvolse in un tappeto e lo spostò sul balcone di casa. Nelle prime ore del pomeriggio, contattò i Carabinieri del luogo riferendo che aveva ucciso il marito. Milena venne quindi arrestata e poi condannata a 6 anni ed 8 mesi di carcere, essendole stata riconosciuta la semi-infermità mentale.
Il terzo omicidio. Angelo Porrello
Dopo un periodo trascorso in una comunità di recupero, la Quaglini, ritrovata la libertà, conobbe Angelo Porrello, con cui intrattenne una relazione. Il 5 Ottobre del 1999, durante uno dei loro incontri, l’uomo le intimò di vestirsi in modo discinto ed al suo rifiuto la percosse, violentandola per tre volte. Nelle prime ore del pomeriggio, diluì in una tazzina di caffè venti compresse di sonnifero facendo addormentare il Porrello. Spostò ed abbandonò il suo corpo nella vasca da bagno ricolma d’acqua, lasciandolo morire per annegamento. Infine, nascose il cadavere in giardino. Gli esami del DNA e le tracce ritrovate nell’appartamento non lasciarono scampo all’omicida, che venne arrestata ed associata al carcere di Vigevano.
La morte
Durante il periodo di detenzione, Milena Quaglini si dedicò al suo passatempo preferito, la pittura, ma la depressione non l’abbandonò mai ed incalzava. Il 16 Ottobre del 2001 si impiccò nella sua cella utilizzando un lenzuolo, ponendo definitivamente fine alla sua triste esistenza.
Alla storia di Milena Quaglini sono state dedicate diverse trasmissioni televisive ed approfondimenti tematici, tra cui una puntata di Profondo Nero di Carlo Lucarelli (andata in onda su Sky Crime nel 2015) ed uno special (Linea d’ombra) trasmesso su Rai 2 e condotto dal criminologo Massimo Picozzi.
La vicenda della vedova nera del pavese è al contempo più semplice e complessa di quanto sembri, affondando le sue radici nel disagio sociale e mentale, alimentando lo studio della mente umana, i suoi incerti confini e le conseguenze che possono derivare dal subire violenze non risolte.