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Arca di Noè: tra serio e faceto

by admin
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La storia biblica dell’arca di Noè deve essere presa alla lettera? Se si, dobbiamo considerare reale ogni frammento e riferimento del passo biblico che ne racconta gli avvenimenti.

Iniziamo col dire che Noè, per quanto ne sappiamo, per quanto è a nostra conoscenza, non era un costruttore di barche e non aveva l’indole da marinaio.

In realtà, la Bibbia non offre alcuno spunto utile per comprendere quale fosse l’antidiluviano mestiere di Noè. Pertanto, non possiamo, scientemente ed apolegeticamente escludere che Noè svolgesse, in qualche modo, un mestiere per così dire vicino o “prossimo” al mare. Possiamo, al contrario, affermare che Noè non era comunque titolare di un cantiere navale e che non era costruttore di barche. Lo deduciamo dal modo in cui ha condotto le operazioni di partenza ed attracco e dal fatto che non ha reso le coordinate di navigazione. Non disponiamo di mappe navali. Inoltre, l’Arca, a quanto pare, non era dotata di scatola nera, di sistema gps ed ecoscandaglio. Nessun costruttore di barche o esperto in navigazione avrebbe inceduto a simili defaiance, neppure nella peggiore delle prospettive.

Quel che sappiamo è che Noè era “uomo di giustizia“. Da ciò deduciamo che il patriarca dei patriarchi avrà condotto con “giustizia” la navigazione, evitando discriminazioni e prodigandosi in atti di equità, sia a poppa che a prua.

Ma questi spunti sono troppo poveri per stabilire la professione del Nostro e, sopratutto, le sue esatte conoscenze nel settore navale.

Noè, probabilmente, era uno “scafista” della speranza. Uno “scafista” divino che, altrettanto “divinamente”, ha condotto le complesse operazioni di selezione dei passeggeri, imbarco ed attracco.

Prima di tutto, i passeggeri hanno pagato il biglietto? La Bibbia non dice nulla in proposito. Sembra, ma sono solo voci di corridoio, che i passeggeri del natante da diporto abbiano protestato per la condizione delle cabine e per la qualità del vitto.

Ciò induce a ritenere che il transito nell’Arca non sia avvenuto a titolo gratuito ma che fosse stato assunto qualche impegno di carattere materiale. In caso contrario i passeggeri avrebbero accettato di buon grado quel che passava il convento.

Altro spunto di riflessione. Noè aveva seicento anni. Non era di certo un giovinetto quando gli venne ordinato di costruire l’Arca. Era già abbastanza vecchio per tagliare alberi, raccogliere la legna e modellare tavole da armonizzare per costruire un’imbarcazione.

Certo, potrebbe avere avuto dei dipendenti. Ma come avrebbe potuto pagarli nel più esasperato periodo di crisi della storia universale?

Noè aveva tre figli. Questo potrebbe spiegare la nascita di un’azienda di tipo familiare. Tuttavia, tre mesi sono troppo pochi per consentire a tre persone (oltre il secentenario Noè) di completare un’impresa di proporzioni bibliche.

Insomma, un lavoraccio che neppure i più fedeli dei sodali avrebbero portato a termine, pure in regime di cassa integrazione.

Noè prese due animali per ogni specie. In conseguenza, abbiamo una certezza: nessuna specie avrebbe potuto realizzare sesso di gruppo.

L’atmosfera doveva essere molto morigerata, quasi clericale. Nell’uomo, l’autoerotismo è un pratica utile, ma del tutto insufficiente a garantire la prosecuzione della specie. Da ciò deduciamo che gli abitanti dell’arca erano piuttosto tradizionali e che non vi era possibilità di scelta. Ogni specie aveva di fronte un solo simile, e dove procedere alla cieca.

Per ogni specie erano presenti solo due unità, maschio e femmina. La donna, per generare ed evitare l’estinzione della specie, avrebbe dovuto partorire un numero indefinito di volte. Ciò contrasta con i più elementari principi della fisica e della scienza naturale. E’ vero tuttavia che la vita media, ai tempi di Noè, era di circa mille anni. Questo dato potrebbe fornire una spiegazione logica soddisfacente, anche se non è immune da approfondimenti critici.

Vi saranno stati parti “cesarei”? Gli anticoncezionali erano ammessi? E l’aborto? Si sarà mai discusso nell’Arca di pratiche abortive? Probabilmente no, perchè pure essendo un tema “antidiluviano”, si sarebbe frapposto al principio di conservazione e prosecuzione della specie.

Vi è da dire, inoltre, che, stando così le cose, il meccanismo di prosecuzione della specie era fondato sull’incesto, aumentando il rischio di malformazioni e deviazioni genetiche capaci di pregiudicare l’evoluzione della specie.

Un altro dato interessante. La Bibbia ci dice che la Terra fu inondata in soli 40 giorni. Tuttavia il racconto dell’arca è incentrato su scala locale o regionale. Lo stesso Noè guidò la nave per un breve tragitto e non risulta che abbia circumnavigato il globo terrestre.

E’ possibile che l’intero pianeta sia stato vittima di un’inondazione senza che Noè se ne avvedesse? Si, se accettiamo l’ipotesi che il Patriarca venne informato del fatto dai suoi diretti superiori. A quel tempo non esistevano telegrafi o efficienti mezzi di comunicazione. Neppure i piccioni viaggiatori (l’unico superstite era certamente dentro l’arca).

Per la verità, il principale mezzo di comunicazione era rappresentato dall’ispirazione. Pertanto, se così è avvenuto, Noè o era un artista o ha appreso i fatti non in quanto testimone oculare ma perchè ispirato da un essere superiore che gli descrisse i particolari dell’avvenimento.

In caso contrario, se escludiamo la tesi dell’ispirazione, dovremmo convenire che il diluvio è stato un evento locale e zonale.

Noè non poteva osservare quel che accadeva fuori dall’Arca, immaginiamo nell’intero pianeta. Tutte le specie viventi da salvare si trovavano nella stiva. Inoltre, è difficile ipotizzare che un cane, un gatto, una zanzara o un cammello potessero narrare i fatti o trascrivere le loro memorie.

Insomma, la questione ha del Divino e solo affrontandola divinamente possiamo accettare la descrizione offerta nei testi sacri.

Possiamo anche chiederci se la storia di Noè e dell’Arca sia una metafora. Ma se sì, di cosa?

Forse è meglio attendere l’ispirazione che potrà ulteriormente illuminarci, rendendo disponibili dettagli sfuggiti al Patriarca.

 

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