DUE ASTRONOMI AMERICANI AVREBBERO SCOPERTO UN NUOVO PIANETA AI CONFINI DEL SISTEMA SOLARE. SAREBBE 10 VOLTE PIU’ GRANDE DELLA TERRA E AD UNA DISTANZA DI 600 VOLTE SUPERIORE DA QUELLA CHE CI DIVIDE DAL SOLE.
Il pianeta, al momento denominato Pianeta Nove o Pianeta X, in realtà, non è stato osservato direttamente, ma la sua esistenza è ritenuta certa rilevando le pertubazioni gravitazionali sui pianeti vicini. Gli autori della scoperta, Konstantin Batygin e Mike Brown, si dicono assolutamente certi della sua esistenza che, se definitivamente comprovata, rivoluzionerebbe l’attuale visione del sistema solare ed aprirebbe il varco a nuovi ed incredibili scenari.
Infatti, secondo alcuni studiosi, tra cui il compianto Zacharia Sitchin, ai confini del nostro sistema solare esisterebbe un enorme pianeta (che i Sumeri definivano Nibiru), luogo di provenienza degli Annunaki e da cui avrebbe avuto origine il genere umano. Gli antichi testi sumeri, come racconta Sitchin, descrivevano sia la posizione che l’orbita del pianeta X.
Di seguito, riportiamo il testo dell’articolo pubblicato su Nationalgeographic.
Un pianeta più grande della Terra potrebbe celarsi negli oscuri recessi del Sistema Solare. La presenza del pianeta, che si troverebbe ben oltre Plutone, sarebbe tradita dalla bizzarra orbita di una manciata di remoti oggetti ghiacciati.
La gravità esercitata da un grande pianeta nascosto, come spiega l’articolo pubblicato su Astronomical Journal, spiegherebbe infatti le particolari orbite di alcuni corpi minori fra i cosiddetti Kuiper Belt Objects (KBO, oggetti della Fascia di Kuiper) su cui gli scienziati si sono interrogati per anni.
“Se davvero c’è un altro pianeta nel Sistema Solare, sono convinto che sia questo”, afferma Greg Laughlin della University of California a Santa Cruz. “Se così fosse [il pianeta non è stato ancora osservato, ndr], sarebbe una scoperta straordinaria. Teniamo le dita incrociate”.
I ricercatori hanno calcolato che il pianeta, se davvero esiste, avrebbe dieci volte la massa della Terra, o sarebbe circa tre volte più grande. Il che ne farebbe una super-Terra o un mini-Nettuno, un tipo di pianeta che la nostra galassia mette assieme con grande facilità ma che è curiosamente assente dal nostro vicinato celeste.
Il pianeta sarebbe davvero lontano: le simulazioni indicano che nel momento di maggiore vicinanza al Sole si troverebbe a una distanza circa 200 o 300 volte quella che separa la Terra dalla sua stella, e in quello di maggiore distanza sarebbe tra le 600 e le 1.200 volte più lontano.
“Questa cosa si trova su un’orbita straordinariamente lunga e fredda, e probabilmente le ci vogliono qualcosa come 20.000 anni per effettuare una rivoluzione completa attorno al Sole“, dice Konstantin Batygin di CalTech, che firma la ricerca con Michael Brown.
Alla scoperta di “Planet Nine“
Né Batygin né Brown erano in cerca del pianeta quando hanno iniziato le osservazioni. Nel 2014, un altro gruppo di ricercatori avevano individuato un oggetto chiamato 2012VP113. L’orbita del pianetoide, confidenzialmente soprannominato “Biden” in onore dell’attuale vicepresidente USA, era misteriosa e simile a quella di Sedna, un altro pianetoide scoperto oltre Plutone.
Sia Sedna che Biden giravano attorno al Sole in maniera disordinata, e ciò per gli scienziati ha rappresentato un indizio del fatto che la loro orbita e quella di altri corpi celesti potesse essere influenzata dalla gravità esercitata da un oggetto lontano.
Brown e Batygin hanno osservato sei pianetoidi con particolare attenzione, giungendo alla conclusione che le loro orbite si ammassavano in un modo che non poteva essere frutto del caso (“la probabilità è dello 0,007 percento”, dice Batygin). Dopodiché hanno creato un modello del Sistema Solare esterno per cercare di capire da dove potessero avere origine le dinamiche osservate.
Ben presto Batygin e Brown sono stati in grado di escludere che si trattasse di effetti gravitazionali intrinseci alla Fascia di Kuiper: ciò significava che dovevano cercare un unico “scultore” cosmico. Quindi hanno aggiunto al modello un nono grande pianeta, aggiustandone via via orbita e massa. Hanno scoperto così che un pianeta di massa dieci volte superiore a quella della Terra con un’orbita a uovo spiegerebbe non solo le bizzarre caratteristiche dell’orbita di Sedna e Biden, ma anche i percorsi seguiti da altri oggetti nell’area più estrema della Fascia di Kuiper.
Non solo: la presenza di un eventuale “planet nine” spiegherebbe anche perché altri strani oggetti orbitano il Sole perpendincolarmente rispetto al piano del Sistema Solare.
Batygin e Brown ipotizzano che il pianeta si sia formato molto più vicino al Sole e che sia poi stato scagliato verso l’esterno quando il nostro sistema era ancora molto giovane. Allora, spiegano, il Sole era ancora annidato nel suo ammasso stellare originario, e le stelle circostanti avrebbero potuto contribuire a trattenere il pianeta e a impedirgi di sfuggire alla gravità del Sole. È un racconto affascinante, ma che non ha ancora convinto tutti gli studiosi, alcuni dei quali temono che, come già avvenuto in passato, anche questo pianeta possa svanire alla prova dei fatti.
La lunga ricerca del pianeta X
Non è la prima volta infatti che gli scienziati hanno teorizzato l’esistenza di un grande pianeta remoto. Si tratta di ipotesi che risalgono a quasi un secolo fa, anche se finora sono state tutte smentite.
Forse la più nota è quella avanzata da Percival Lowell, secondo il quale oltre l’orbita di Nettuno c’era un mondo in attesa di essere scoperto che lui chiamò Planet X. La teoria di Lowell innescò un decennio di ricerche che portarono, nel 1930, alla scoperta di Plutone.
Plutone però si rivelò troppo piccolo per spiegare le stranezze che Lowell credette di rilevare nelle orbite di Urano e Nettuno, e che si rivelarono essere calcoli errati anziché l’attrazione gravitazionale esercitata da un grande pianeta. Molte altre previsioni sono state effettuate nei successivi 86 anni, ma finora nessuna si è rivelata corretta.
Questo caso però potrebbe rivelarsi diverso. “Ritengo lo studio di Batygin e Brown il primo che prova in maniera convincente l’esistenza del pianeta e che ne limita l’orbita con una certa accuratezza”, dice Alessandro Morbidelli dell’Observatoire de la Cote d’Azur. “Gli argomenti a sostegno sono molto solidi”.
Fonte: nationalgeographic