TROVATA ACQUA SU MARTE. IL PIANETA POTREBBE OSPITARE LA VITA
La Nasa ha ufficialmente annunciato al mondo che su Marte scorre acqua salata. Il Pianeta Rosso potrebbe ospitare la vita.
In particolare, si tratta di piccoli ruscelli che emergono ed appaiono durante il periodo estivo. Gli scienziati, già da tempo, avevano notato la presenza di strane striature sulla superficie del pianeta ma, fino ad oggi, non erano riusciti a comprenderne la natura e l’origine. La prova definitiva che i suddetti canali sono creati da ruscelli di acqua proviene dalle dettagliate immagini scattate da MRO (Mars Reconaissance Orbiter), sonda spaziale inviata dalla Nasa nel 2005.
La composizione chimica e l’origine dell’acqua marziana sono ancora sconosciute e sarà possibile effettuare verifiche empiriche solo nel corso di ulteriori missioni sul pianeta rosso.
La scoperta è fondamentale, per diversi motivi. In primo luogo, la presenza di acqua salata consente di affermare che Marte ha certamente ospitato e potrebbe tuttora ospitare la vita. Per quanto riguarda il periodo attuale dovrebbe trattarsi di forme di vita microbica. Secondo il parere degli studiosi è verosimile che la vita esisterebbe nei giacimenti acquiferi presenti nel sottosuolo, che fuoriescono in superficie per brevi periodi per poi evaporare (lasciando visibili tracce di idrati). Inoltre, secondo altri studiosi, un tempo sulla superficie marziana esistevano fiumi, mari ed oceani, poi spariti per cause al momento ignote. Circa tre miliardi di anni fa, Marte sarebbe stato molto simile alla Terra e potrebbe avere ospitato forme di vita intelligente. Probabilmente, tra le molteplici immagini trasmesse dal Rover Curiosity si celano tracce della presenza di civiltà passate.
Altro dato importante è che la presenza di acqua consentirà di creare basi spaziali permanenti sul pianeta, risolvendo il problema dell’approviggionamento idrico e dando la possibilità di creare ed alimentare colture in modo simile a quanto accade sulla Terra.
La Nasa ha in serbo l’avvio di ulteriori missioni spaziali, destinate ad esaminare il sottosuolo. Curiosity, infatti, è dotata di un braccio telescopico della lunghezza di un metro, sufficiente ad analizzare la superficie del pianeta. Si pensa di costruire una sonda robotica dotata di un braccio più lungo (2 o 3 metri) in grado di scendere più in profondità per individuare la presenza delle falde acquifere ed esaminarne la composizione.