Giuseppe d’Arimatea portò il Santo Graal in Gran Bretagna?
Secondo i Vangeli, Giuseppe d’Arimatea ebbe un ruolo decisivo nei momenti successivi la crocifissione e la morte di Gesù Cristo. Secondo la tradizione, infatti, fu proprio Giuseppe a rimuovere il corpo di Gesù dalla croce ed a favorirne la sepoltura nella tomba da dove sarebbe poi risorto dopo tre giorni.
In questo articolo, si approfondiscono ulteriori aspetti dell’intervento e del ruolo svolto da Giuseppe d’Arimatea.
Giuseppe D’Arimatea era sia un membro del Sinedrio (il supremo Tribunale ebraico retto dal Sommo Sacerdote) che un segreto sostenitore di Gesù. Questo dato è confermato dal racconto evangelico, secondo cui Giuseppe non si unì al collegio sineidrico che giudicò Gesù dopo la sua cattura e, dopo la sua morte, organizzò per lui una degna sepoltura,
Il Vangelo secondo Matteo descrive Giuseppe d’Arimatea come un uomo ricco che divenne discepolo di Gesù e che, dopo il supplizio della crocifissione, reclamò a Pilato il suo corpo, avvolgendolo in un panno di lino e deponendolo in una tomba che aveva fatto scavare nella roccia, alludendo al fatto trattarsi proprio della tomba familiare dello stesso sacerdote.
Tanto Marco (versetto 15:43) che Luca (versetti 23:50-56) affermano che Giuseppe d’Arimatea era un componente di spicco del Sinedrio, era un uomo retto e giusto e si pose in contrasto con il Concilio, soprattutto per quanto riguarda la predicazione di Gesù e la sua posizione al cospetto della comunità ebraica.
Alcune leggende, provenienti da diverse fonti, narrano che Giuseppe d’Arimatea si recò in Inghilterra.
Secondo una prima tradizione, Giuseppe D’Arimatea sarebbe stato il primo discepolo a diffondere il cristianesimo in Gran Bretagna, su invito di San Filippo.
Secondo un’altra versione, Giuseppe sarebbe stato addirittura lo zio di Maria ovvero il prozio di Gesù. Questa leggenda, tuttavia, potrebbe essere collegata al racconto che lo coinvolge nella sepoltura di Gesù, posto che, secondo la tradizione ebraica, il parente maschio anziano di una persona crocifissa era responsabile della cura della sepoltura.
Tuttavia, una delle leggende più popolari sostiene che Giuseppe portò il Santo Graal in Inghilterra, nascondendolo a Glastonbury, in un pozzo ora denominato “Pozzo del Calice“. Questa leggenda è citata in una poesia del 1200 (dal titolo “Giuseppe D’Arimatea) scritta dal poeta francese Robert de Boron, il quale racconta che dopo la sepoltura data a Gesù, Giuseppe D’Arimatea venne imprigionato a Gerusalemme su ordine degli anziani e che, dopo il suo rilascio, gli venne affidato il sacro Graal con il compito di custodirlo. Cosa che Giuseppe fece, nascondendolo in Gran Bretagna.
Oltre che nella poesia di Boron, la storia trova conferma nelle cronache del Perlesvaus, un resoconto arturiano del tredicesimo secolo, in cui si narra che Giuseppe si recò in Gran Bretagna portando con sè alcune reliquie, ed in Giovanni di Glastonbury che, nel 1350 descrive un simile viaggio di Giuseppe in Gran Bretagna
Le origini della Sacra Spina di Glastonbury
La leggenda narra che dopo la morte di Gesù, Giuseppe d’Arimatea divenne missionario e fu inviato in Inghilterra dove gli fu ordinato di diffondere il Vangelo. Con sé portò il Santo Graal ed il suo bastone da pellegrino. Una volta arrivato in Inghilterra, si recò a Glastonbury nell’attuale Somerset. Qui piantò a terra il suo bastone che, il giorno dopo, si trasformò in un albero spinoso in fiore. Durante la sua predicazione convertì al cristianesimo migliaia di persone ed avrebbe fondato l’Abbazia di Glastonbury. La tradizione narra che Giuseppe divenne così famoso che, alla sua morte, il suo corpo fu portato nel corteo funebre da sei re.
Giuseppe D’Arimatea e Gesù in Gran Bretagna. Verità o finzione?
Il viaggio e la presenza di Giuseppe D’Arimate in Gran Bretagna non trova alcun preciso riscontro storico. La letteratura patristica del secondo secolo d.c. (in particolare Tertulliano) si limita a riferire sulla diffusione del cristianesimo in Inghilterra, senza citare la figura di Giuseppe. Eusebio Di Cesarea, Sant’Ilario di Poitiers e gli scritti dello Pseudo-Ippolito narrano della missione dei discepoli di Cristo in Britannia e l’unico dato ipoteticamente riconducibile a Giuseppe sarebbe il riferimento ad un non meglio identificato Vescovo della Gran Bretagna.
L’unico riferimento a Giuseppe D’Arimatea in Gran Bretagna è contenuto nel De Antiquitate Glastoniensis Ecclesiae di Guglielmo di Malmesbury, un testo del 1125 ma, secondo gli esegeti, le sezioni che menzionano Giuseppe sarebbero delle interpolazioni successive alla redazione del testo.
Nel 1989, le leggende su Giuseppe D’Arimatea sono state esaminate da uno studioso del folclore britannico, AW Smith, il quale, come fonte principale, si avvalse del testo di una poesia di William Blake. Questa poesia è considerata la prova che una persona di notevole rango religioso si recò in Gran Bretagna e molti ritengono possa trattarsi dello stesso Gesù.
La fuga di Giuseppe, raccontata negli Atti di Pilato
Il Vangelo apocrifo di Nicodemo (noto come Atti di Pilato) fornisce ulteriori informazioni su Giuseppe, inclusa la reazione degli ebrei alle azioni di Giuseppe poichè si occupò della sepoltura di Gesù.
Gli anziani sacerdoti ebrei catturarono Giuseppe e lo imprigionarono. Apposero un sigillo sulla porta della sua cella facendola sorvegliare da una guardia.
Quando gli anziani tornarono nella cella, trovarono il sigillo al suo posto ma Giuseppe era sparito. Gli anziani appresero che Giuseppe era ritornato ad Arimatea e decisero di incontrarlo, inviandogli una lettera di scuse e mettendo in dubbio la sua fuga.
Posizione della storica Arimatea
L’esatta posizione di Arimatea è andata perduta nel tempo. Durante il periodo romano, lo storico Eusebio di Cesarea la identificò con Ramathaim-Zofim, nella regione collinare di Efraim nel suo Onomasticon. Lo pone vicino a Timah, ai confini di Giuda e Dan.
In epoca bizantina, una città di nome Arimatea o Armathema compare su una mappa del VI secolo chiamata Madaba. Durante il periodo delle Crociate, i crociati identificato Ramla come Arimatea, una città fondata intorno al 705-715 dagli Omayyadi.
Per concludere, è difficile tracciare un confine tra verità biblica, finzione, mito e leggenda. È evidente che molte delle affermazioni secondo cui Giuseppe visitò l’Inghilterra risalgono ad un periodo successivo il verificarsi degli eventi. Ciò non vuol dire che queste storie non possano essere vere. La storia di Giuseppe D’Arimatea è interessante, ma tali affermazioni devono essere prese con un pizzico di scetticismo.